Abstract:
Il primo problema che si può riscontrare andando a leggere un manga anche se magari si ha dimestichezza con il consono fumetto Europeo o Americano è l andare a capire come funziona la pagina che si ha sotto i propri occhi. Saremo subito catapultati fra vignette di tutte le taglie e le forme cambi di prospettiva e di punto di vista fra onomatopee grafiche che affollano la pagina e che possono far restare disorientato il lettore per via di questi simboli dal significato poco comprensibile come stalattiti di ghiaccio goccioloni sulla tempia torte alla crema che spuntano sullo sfondo come carta da parati ... Questi elementi che possono risultare infantili e demenziali non sono altro che alcuni dei moltissi mezzi che i mangaka usano per affrontare e risolvere la sfida centrale della narrazione grafica ovvero rendere percepibili le emozioni e lo stato d animo dei personaggi evitando che il testo scritto surclassi quello iconico (Il manga può essere comunque un vero chiacchierona ma in generale privileggia i mezzi grafici per trasmettere le emozioni piuttosto che lasciare questo compito alle nuvolette). In occidente dove il soggetto individuale si vede al centro di tutto la narrazione a fumetti fa del personaggio parlante il vettore fondamentale se non l unico delle emozioni, nel manga queste costellano l intera situazione e i personaggi vi si immergono, è l intera immagine che il mangaka realizza alla scopo di esprimere a scapito del realismo l emozione del momento e la tonalità generale della scena. Non è più la nuvoletta a dirci cosa pensare dei sentimenti dei personaggi: è il disegno nella sua interezza che ci parla. Per la società giapponese tutto è segno: lo sguardo la gestualità persino i rumori che accompagnano un azione (segnalati in modo perfino infinitesimale). Esempio ne è lo scoppiettio di un ceppo che ci permette di percepire tutta l atmosfera che avvolge una scena l addove per l occidentale si vede solo del fuoco un semplice e insignificante elemento scenico. La pioggia nel manga può cadere in molti modi diversi ai quali corrispondo altrettante onomatopee. Lo stesso silenzio ha una qualità significativa infatti nei manga proprio per il silenzio c è una precisa onomatopea (shiin o ¿¿¿) mentre in occidente diremmo più prosaicamente Non si sente niente . I giapponesi distinguono mille e un suono là dove noi non ne udiamo che un indifferenziato brusio. In occidente secondo il Vangelo il verbo si fece carne in altri termini ciò che la parola veridica esprime è la stessa realtà. In Giappone la cultura pone in grande risalto l empatia denominata Hara de Wakaru e cioè comprendere con il punto vitale. Non è l orecchio che decodifica e ordina ma l essere nella sua interezza che percepisce prova e sente. All abilità oratoria i giapponesi preferiscono la sincerità di colui che non esiti a mostrare la verità del suo cuore. Tre primi ministri contemporenei benchè con la fama di uomini forti non hanno esitato a piangere in pubblico (le loro lacrime in occidente sarebbero forse percepite come una debolezza) e sono state prese in Giappone come una prova della loro capacità di provare a condividere i sentimenti umani (ninjo). Nell Arcipelago le emozioni mostrate senza imbarazzo sono prova di onestà di qui la propensione dei mangaka ad utilizzare espedienti grafici invece che testuali per trasmetterle. La seconda difficoltà in cui si può incappare è quella che nel mentre si cerca di destreggiarsi fra la funzione della pagina si verifichi una incapacità di distinzione dei personaggi perchè si assomigliano tutti secondo la concezione occidentale e nel quale le ellissi temporali e i cambi di scena sono indicati solo da segnali minimi che spesso sfuggono ad un occhio inesperto.